Rassegna Stampa

Recensione di Gerardo Stio

E’ un modesto omaggio all’artista Maria Cristina, in qualità di amico e non di addetto  ai lavori perché non lo sono. Ho seguito sin dagli esordi la sua carriera artistica di cui avevo intuito da subito il suo innato talento per la pittura. Esaurita una breve esperienza figurativa, l’artista si avvia verso l’espressione artistica a lei più congeniale: quella del colore e della materia, in una parola verso l’informale. Da questo connubio nascono le sue opere meglio riuscite. Difatti, l’artista modella la materia e colore puro, intriso o amalgamato che sia, come una massa fluida o elastica che assume nella stesura definitiva uno spessore e un movimento quasi tridimensionale. Pare che l’artista sia alla ricerca di spazi sempre più ampi, di tele grandi per creare e costruire quei vortici di gesti e di colori che spingendo il nostro sguardo oltre la bidimensionalità della tela, ci fanno entrare, appunto, nella tridimensionalità delle sue opere, tanto da poter parlare anche di Spazialismo.

Più volte ho avuto occasione di entrare nello studio dell’artista: è sempre un’esperienza emozionale intensa. L’atelier di Maria Cristina, ti fa  sentire sopraffatto dal colore e dall’energia che le sue grandi tele trasmettono. I gesti della pittrice sono energia pura che si imprime sulla superficie attraverso una sapiente scelta del colore, grande protagonista delle sue opere. Il colore appunto, ha tonalità intense e vibranti. L’artista crea così il suo linguaggio espressivo, dimostrando di sapere bene alternare e scambiare il senso del rapporto tra forma e colore.

Spesso, l’artista è spinta a lavorare la tela con le mani, i colori usati sono gli acrilici che le consentono ripetute sovrapposizioni e rapide rielaborazioni alla stregua del grande esponente della action painting americana Jackson Pollock. Questa soluzione pittorica è diventata ormai permanente nell’opera dell’artista e ne costituisce una delle principali caratteristiche espressive e un contrassegno di inimitabile individualità.

Questa è, in conclusione, la sua narrazione artistica definitiva.

 

Con infinita amicizia e immutata stima,

Gerardo Stio

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